domenica 7 aprile 2013

ROTROPOVICH SUONA DURANTE LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

Il grande violoncellista Mstislav Rostropovich, privato anni prima della cittadinanza sovietica, improvvisò un concerto davanti al Muro di Berlino abbattuto nella notte del 9 Novembre 1989.
L'evento, che fu ripreso dalle telecamere di tutto il mondo, viene oggi considerato una sorta di requiem non solo per il muro che aveva diviso una nazione, ma per quella guerra che aveva diviso il mondo intero.

Rostropovich, che sin da giovanissimo ebbe grande successo in Russia e all'estero, nel 1950 venne insignito del Premio Stalin, all'epoca la massima onorificenza dell'Unione Sovietica, e nel 1956 era diventato primo violoncello all'orchestra di stato dell'Urss e professore di violoncello al conservatorio di Mosca. 
Nel 1974, però, a causa di fortissimi contrasti con le autorità sovietiche, venne esiliato e poi  privato della cittadinanza russa. Si trasferì con la moglie negli Stati Uniti, dove divenne cittadino americano e direttore della National Symphony Orchestra di Washington. Rostropovich  potè tornare in patria solo nel 1991, all'indomani del crollo del regime sovietico.

Il grande pubblico, però, lo ricorda come l'artista che l'11 novembre 1989 suonò davanti al muro di Berlino  per festeggiare la fine della guerra fredda.   Rostropovich ricordò in seguito l'evento con queste commosse parole: "Quando sono andato al Muro di Berlino non è stato un atto politico, ma personale. Ero a Parigi, la sera ho telefonato a un amico che mi ha detto di accendere immediatamente il televisore, era di sera. All’inizio non capivo, guardavo quelle immagini e non capivo. Quando ho capito le lacrime hanno iniziato a scendere. Il Muro di Berlino nella mia vita ha avuto il ruolo di una cicatrice sul cuore. Avevo 47 anni quando mi hanno cacciato dall’Unione Sovietica, dopo i 47 anni è iniziata un’altra vita. E queste due vite non si sono mai riunite. Quando ho visto che buttavano giù il Muro di Berlino ho pensato che finalmente avrei potuto avere la speranza che queste due parti della mia vita potessero ricongiungersi. E come un pazzo la mattina successiva ho preso il violoncello, sono salito su un aereo. Non sono andato a Berlino a suonare per la gente, sono andato lì a suonare affinché Dio mi ascoltasse, direttamente dal Muro di Berlino. Una specie di preghiera di ringraziamento a Dio. E davvero, dopo quel giorno, le mie due vite si sono riunite”.



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